L’utilizzo della forza idrica può pregiudicare sensibilmente gli habitat acquatici. La legge sulla protezione delle acque obbliga ora i detentori di centrali idroelettriche esistenti a eliminare, entro il 2030, i pregiudizi sensibili dei loro impianti.
La biodiversità in Svizzera è sotto pressione, soprattutto a livello di corpi idrici. L’utilizzo intensivo delle acque, dovuto tra le altre cose alla forza idrica, pregiudica questo spazio vitale e le biocenosi che lo abitano; basti pensare che delle 75 specie indigene di pesci e gamberi ben il 70 per cento è minacciato, in pericolo d’estinzione o già estinto.
Lo stato assai compromesso delle acque svizzere mostra che, se si vogliono preservare nel lungo periodo i servizi ecosistemici di cui beneficiano l’economia e la società (p. es. acqua potabile, svago, pesca), le acque devono essere riportate a uno stato più vitale e prossimo allo stato naturale, con una più ricca varietà di specie.
È quanto chiede la legge sulla protezione delle acque riveduta del 2011. Tra le altre cose, l'auspicio è che venga ridotto l’impatto negativo sulle acque dell’utilizzo della forza idrica. Gli impianti esistenti che ostacolano la migrazione piscicola, perturbano la dinamica naturale del materiale solido di fondo o provocano variazioni artificiali delle portate (deflussi discontinui) delle acque devono essere risanati dal punto di vista ecologico entro il 2030.
I risanamenti procedono
Gli impianti che necessitano di risanamento sono stati identificati dai Cantoni prima della fine del 2014 nell’ambito di una pianificazione strategica. Da tale pianificazione si evince che, in Svizzera, un migliaio di impianti idroelettrici ostacolano la risalita e/o la discesa dei pesci.
Inoltre, 140 impianti idroelettrici e 360 impianti supplementari quali bacini di ritenuta o cave determinano deficit a livello di materiale solido di fondo nelle acque. In altri 100 impianti occorre adottare misure per attenuare i deflussi discontinui.
Laddove sono già state attuate le misure, gli effetti sono positivi. Gli esempi di risanamenti portati a termine con successo evidenziano come lo stato delle acque sia migliorato a seguito delle misure realizzate.
Rapporti sulla pianificazione e sull’attuazione del risanamento della forza idrica fino 2030
Piani di risanamento cantonali dal 2015 (PDF, 5 MB, 06.11.2015)Rapporto rinaturazione delle acque svizzere - 2015
Rinaturazione delle acque svizzere stato del risanamento ecologico della forza idrica 2022 (UFAM 2024) (PDF, 6 MB, 25.09.2024)Stato del risanamento ecologico della forza idrica 2022
Finanziamento delle misure di risanamento
I detentori di impianti idroelettrici esistenti che secondo la LPAc devono essere risanati per quanto concerne i deflussi discontinui, il bilancio del materiale solido di fondo e la libera migrazione dei pesci beneficiano di un rimborso integrale dei costi imputabili alle misure. Tali costi sono finanziati attraverso il Fondo per il supplemento rete nazionale.
Nel complesso, a fine 2023 i richiedenti hanno ricevuto indennizzi pari a 471,5 milioni di franchi circa per progetti di risanamento: 249,4 milioni per misure di ripristino della migrazione piscicola, 175,7 milioni per misure relative ai deflussi discontinui e 46,3 milioni per misure destinate al materiale solido di fondo (dati aggiornati al 31.12.2023).
In conformità al proprio mandato legale, la Confederazione segue da vicino i risanamenti, valuta i progetti ed è responsabile dell’amministrazione delle finanze.
Ultima modifica 25.09.2024