Conferenza dell’ONU sul clima a Copenhagen: un piccolo passo di un lungo cammino
Berna, 19.12.2009 - Sabato 19 dicembre 2009, la Conferenza delle Parti alla Conferenza dell’ONU sul clima a Copenhagen ha preso atto di un accordo politico elaborato la sera precedente da un gruppo di capi di Stato e di governo. In tale documento le Parti riconoscono i cambiamenti climatici come una delle maggiori sfide dell’umanità. L’obiettivo di limitare a 2 gradi il riscaldamento climatico è possibile solo con una massiccia riduzione dei gas serra. Per la Svizzera, il documento va nella giusta direzione, anche se resta ben al di sotto degli obiettivi fissati.
Nella notte fra venerdì e sabato, un gruppo di capi di Stato e di governo presenti alla Conferenza dell'ONU sul clima a Copenhagen si è accordato su una soluzione di compromesso che consente ai Paesi di adottare delle misure volte a ridurre le emissioni di gas serra e di continuare per i prossimi mesi i negoziati relativi ai punti ancora in sospeso. Con l'Accordo di Copenhagen, che non è giuridicamente vincolante, i Paesi riconoscono i cambiamenti climatici come una delle maggiori sfide dell'umanità e chiedono l'adozione di misure da parte del settore industriale e dei Paesi emergenti. Questi ultimi devono rendere trasparenti le proprie misure nei confronti della Convenzione dell'ONU sul clima. Il documento è stato approvato sabato mattina dalla Conferenza delle Parti dopo una lunga e controversa discussione.
Riconoscimento dell'obiettivo dei 2 gradi
Nell'Accordo di Copenhagen, i Paesi esprimono la loro intenzione di limitare a un massimo di due gradi il riscaldamento del clima a livello globale. Non sono tuttavia riusciti ad accordarsi su una riduzione di almeno il 50 per cento delle emissioni di gas serra, condizione necessaria per raggiungere l'obiettivo fissato. Il documento include l'impegno da parte dei Paesi ricchi di mettere a disposizione dei Paesi in via di sviluppo entro il 2012 un importo totale di 30 miliardi di dollari per la protezione del clima. Tale somma raggiungerà i 100 miliardi di dollari entro il 2020. È stato inoltre deciso di istituire un fondo verde per il clima.
Nell'Accordo di Copenhagen si riconosce il fatto che il disboscamento e il degrado delle foreste costituisce un'importante fonte di gas serra. Per porre freno alla deforestazione sono previsti anche degli incentivi finanziari.
Secondo l'Accordo di Copenhagen, i Paesi industrializzati avranno tempo fino al 1° febbraio 2010 per notificare le loro misure volte a ridurre le emissioni di gas serra nel periodo 2012-2020. Questa condizione vale anche per gli Stati Uniti, che non hanno ratificato il Protocollo di Kyoto.
Nessun accordo giuridicamente vincolante
Il risultato di Copenhagen rappresenta un impegno unilaterale e non è giuridicamente vincolante. Tale soluzione si era delineata già prima dell'inizio della conferenza, anche se non corrispondeva agli obiettivi iniziali. Due anni or sono, la comunità internazionale si era accordata a Bali su un piano d'azione che perseguiva l'obiettivo di approvare, a fine 2009 a Copenhagen, da un lato il secondo periodo d'impegno del Protocollo di Kyoto e, dall'altro, di giungere a un accordo che impegnasse anche gli Stati Uniti e i Paesi emergenti.
Un accordo giuridicamente vincolante potrà quindi essere approvato al più presto in occasione della 16a Conferenza dell'ONU sul clima prevista alla fine del prossimo anno in Messico.
La Svizzera può approvare l'Accordo di Copenhagen. Tale accordo esprime una grande volontà politica delle principali nazioni economiche nella lotta contro i cambiamenti climatici. La Svizzera sottolinea tuttavia l'assenza di indicazioni sul momento in cui la concentrazione di gas serra nell'atmosfera potrà raggiungere il picco massimo. Infine, avrebbe auspicato che, oltre all'obiettivo dei 2 gradi, venissero menzionati anche gli obiettivi globali di riduzione fino al 2020 e al 2050 .
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Adrian Aeschlimann, addetto stampa della delegazione svizzera, tel. +41 79 277 51 83
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