In quanto Paese alpino, la Svizzera è particolarmente esposta ai cambiamenti climatici. Al contempo, l’impronta ecologica della Svizzera in materia di gas serra è ben superiore alla media mondiale. Per tale motivo, la Svizzera intende dimezzare entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra rispetto ai valori del 1990. Le misure adottate finora per raggiungere tale obiettivo sono insufficienti.
Protezione del clima e legge sul CO2
Data la sua posizione geografica, la Svizzera si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto alla media mondiale. I cambiamenti climatici comportano un numero maggiore di giorni canicolari e più siccità come pure l’aumento della scarsità di neve. Questo sviluppo si ripercuoterà su agricoltura e turismo. Inoltre aumentano i rischi di frane e inondazioni, eventi che minacciano la popolazione, danneggiano edifici, tratte ferroviarie e strade e causano elevati costi alla popolazione e all’economia.
Nel quadro dell’Accordo di Parigi, 189 Stati e l’Unione Europea si sono impegnati a ridurre in misura marcata le emissioni di gas serra, in particolare quelle di CO2. La maggior parte dei principali partner commerciali della Svizzera si è impegnata a conseguire entro il 2030 obiettivi analoghi a quelli del nostro Paese. L’UE, ad esempio, si è data l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni almeno del 55 per cento rispetto al 1990, il Regno Unito ha annunciato di voler ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030 del 68 per cento rispetto al 1990, mentre la Danimarca vorrebbe ridurre le proprie emissioni del 70 per cento entro il 2030. La Finlandia intende raggiungere un saldo netto pari a zero entro il 2035, gli Stati Uniti entro il 2050 e la Cina entro il 2060.
Fino al 2018 la Svizzera ha ridotto le proprie emissioni di poco più del 14 per cento rispetto al 1990. La legge sul CO2 è quindi efficace: le emissioni sono in calo nel nostro Paese. Tuttavia, il calo è troppo lento. Le legge in vigore esige dalla Svizzera una riduzione entro il 2020 delle proprie emissioni del 20 per cento rispetto al 1990. È presumibile che questo obiettivo non sarà raggiunto, nemmeno se si tiene conto del calo del traffico stradale e aereo causato dalla pandemia da coronavirus.
Con la legge sul CO2 riveduta, il Parlamento non punta sui divieti bensì sugli incentivi. Questi ultimi rendono un comportamento clima-compatibile conveniente dal punto di vista economico. In applicazione del principio di causalità, le economie domestiche che riscaldano con sistemi non alimentati a olio o a gas naturale sono esentate dalla tassa sul CO2. Questa situazione interessa già oggi quattro economie domestiche su dieci. Per contro, coloro che continuano a emettere notevoli quantità di CO2 dovranno sopportare costi maggiori.
La legge sostiene il risanamento clima-compatibile degli edifici come pure gli investimenti nell’infrastruttura. Ad esempio, promuove la realizzazione di punti di ricarica per le autovetture elettriche come pure la pianificazione e la costruzione di reti di teleriscaldamento. Si tratta di uno sviluppo favorevole non soltanto al clima ma anche all’artigianato, poiché genera commesse con conseguenti benefici per le piccole e medie imprese nel settore degli impianti idraulici, di riscaldamento ed elettrotecnici, nonché per gli ingegneri e per il settore edile. Inoltre sostiene imprese innovative svizzere nello sviluppo di tecnologie clima-compatibili. In quanto piazza lavorativa industriale e di ricerca, la Svizzera dispone degli strumenti per accrescere la propria capacità innovativa e per conquistare mercati futuri.
No. Le tecnologie clima-compatibili costituiscono una grande opportunità per l’intera economia svizzera. La domanda registra una crescita globale. Per tale motivo, il progetto di legge migliora le condizioni quadro per le imprese svizzere innovative. Esse possono così usufruire di certezza nella pianificazione e di un sostegno supplementare sotto forma di fideiussioni che consentiranno loro di sviluppare nuove tecnologie clima-compatibili e di accelerarne l’immissione sul mercato. Un esempio in tal senso è costituito dai carburanti rinnovabili per velivoli. Il contesto appena descritto consentirà di creare in futuro posti di lavoro.
Il Consiglio federale si è posto per il 2050 l’obiettivo delle emissioni nette pari a zero. La legge sul CO2 disciplina il periodo fino al 2030 e costituisce una premessa importante per il raggiungimento di tale obiettivo da parte della Svizzera. Tuttavia, non anticipa la politica climatica ed energetica a partire dal 2030.
Un no alla revisione della legge impedirebbe alla Svizzera di ridurre efficacemente le emissioni di CO2 e di cogliere i suoi obiettivi climatici, poiché la legge sul CO2 in vigore è insufficiente a tali fini. Senza la tassa sui biglietti aerei vi sarebbero inoltre meno fondi disponibili per investimenti clima-compatibili in edifici, in punti di ricarica per autoveicoli elettrici, nello sviluppo di una rete di autobus elettrici e in nuove tecnologie. Ristoranti, alberghi, panetterie e numerose altre aziende non potranno essere esentati dalla tassa sul CO2; l’esenzione è limitata fino alla fine del 2021 e, senza una revisione della legge, cesserà di essere applicata.
La tassa sul CO2 e la tassa sui biglietti aerei
No. Dipende dal tipo di riscaldamento usato. Già oggi quattro economie domestiche su dieci riscaldano senza olio o gas naturale. Per loro la legge sul CO2 non comporterà cambiamenti e pertanto continueranno a beneficiare dell’esenzione dalla relativa tassa. Le economie domestiche che continueranno a riscaldare con olio da riscaldamento o gas naturale potrebbero vedere aumentare i loro costi. La legge incentiva dunque a puntare su alternative prive di emissioni di CO2, come le pompa di calore, l’energia da legno, il teleriscaldamento o l’energia solare. La legge promuove inoltre il risanamento clima-compatibile degli edifici.
Due terzi dei proventi sono ridistribuiti alla popolazione e all’economia. A ogni persona spetta il medesimo importo. Di questo approccio ne beneficiano soprattutto le famiglie, in quanto ricevono un rimborso per ciascun membro del nucleo familiare. A titolo esemplificativo, una famiglia di quattro persone riceve quest’anno un rimborso di 348 franchi. L’importo è restituito alla popolazione tramite un accredito sul premio da pagare alla cassa malati.
La legge tiene conto delle esigenze dell’economia. Le ditte svizzere potranno chiedere l’esenzione della tassa sul CO2 se sono disposte in contropartita a ridurre le proprie emissioni di CO2. L’esenzione dalla tassa sul CO2 vige al momento soltanto per alcuni settori. In futuro, per esempio, potranno usufruire dell’esenzione anche le panetterie, le officine e gli alberghi.
I proventi rimanenti della tassa sul CO2 confluiscono nel fondo per il clima. Questo fondo sostiene gli investimenti clima-compatibili e le aziende innovative. Il Parlamento intende così generare commesse e garantire posti di lavoro in Svizzera. Per prevenire le ripercussioni del cambiamento climatico, ad esempio il continuo aumento delle frane, è inoltre accordato un sostegno alle regioni di montagna e ai Comuni.
La tassa sui biglietti aerei è applicata ai voli in partenza dalla Svizzera, e la Confederazione la riscuote dalle compagnie aeree. La tassa è pari a un minimo di 30 e a un massimo di 120 franchi pro capite, a seconda del volo. La tassa non viene riscossa sui voli verso la Svizzera.
Oltre la metà dei proventi della tassa sui biglietti aerei è ridistribuita alla popolazione. Ogni persona riceve il medesimo importo accreditato dalla sua cassa malati, indipendentemente dalla frequenza con cui prende l’aereo. Pro capite entra in linea di conto una ridistribuzione pari a circa 60 franchi.
Secondo uno studio, la tassa sui biglietti aerei costituisce un aggravio supplementare soltanto per il 10 per cento circa della popolazione, ovvero quella fascia di popolazione che vola frequentemente. Per contro, rappresenta un vantaggio economico per molte persone. Coloro che non effettuano più di un volo all’anno in Europa ricevono più soldi di quanti ne spendano.
Una famiglia di quattro persone che vola in vacanze una volta l’anno in Europa paga una tassa sui biglietti di 30 franchi pro capite, pari a un totale di 120 franchi. Per contro si vede restituire circa 60 franchi per ogni membro della famiglia, quindi in totale 240 franchi restituiti con i proventi della tassa sui biglietti dedotti dal premio della cassa malati. La famiglia beneficia quindi di un saldo positivo annuo pari a 120 franchi.
Sì. La tassa sui biglietti è riscossa sui voli in partenza dalla Svizzera. I turisti stranieri che rientrano in aereo sono quindi soggetti alla tassa sui biglietti aerei. Tuttavia, non beneficiano di alcuna restituzione, poiché i proventi sono restituiti soltanto alla popolazione svizzera.
Per i jet privati e i business jet che decollano dalla Svizzera è ora prevista una tassa più elevata rispetto a quella applicata alle compagnie commerciali. Ogni volo è infatti gravato da una tassa compresa tra un minimo di 500 e un massimo di 3000 franchi. La metà del gettito è equamente ridistri¬buita alla popolazione. L’altra metà dei proventi confluisce nel Fondo per il clima.
No. La benzina e il diesel sono tuttora esentati dalla tassa sul CO2. Per contro, gli importatori di carburante sono obbligati a compensare entro il 2030 fino al 90 per cento delle emissioni di CO2 generate dal traffico. A tale scopo attuano progetti di protezione del clima. Gli importatori di carburanti possono invece riscuotere presso le stazioni di rifornimento una maggiorazione sulla benzina e sul diesel, una possibilità che già sussiste.
Compensazione del CO2
La maggiorazione massima ammessa dalla legge è pari attualmente a 5 centesimi per litro. In realtà, al momento si riscuotono appena 1,5 centesimi per litro di carburante. Con la nuova legge il tetto massimo verrà alzato da 5 a 10 centesimi per litro e a partire dal 2025 sarà portato a un massimo di 12 centesimi per litro.
L’eventuale aumento del prezzo della benzina sarà deciso dagli importatori di carburanti. Questi possono riscuotere una maggiorazione presso le stazioni di rifornimento che consente loro di riversare sugli automobilisti i costi dei progetti di protezione del clima. Se gli importatori di carburanti ricorreranno a questa opzione e aumenteranno effettivamente il prezzo della benzina o del diesel è una questione aperta e dipende in particolare dal mercato e dai margini di guadagno.
Edifici e mobilità
Per ridurre le emissioni di CO2 nel settore dei trasporti, la legge prevede disposizioni che disciplinano l’importazione dei veicoli. Gli importatori di auto devono immettere sul mercato autovetture più efficienti. In tal modo diminuiscono i costi per il carburante, con un conseguente beneficio finanziario per gli automobilisti. Il progetto sostiene inoltre l’allestimento di punti di ricarica per autovetture elettriche, un aspetto che promuove l’elettromobilità.
No. Gli impianti di riscaldamento a olio o a gas naturale rimangono ammessi e gli edifici esistenti possono ancora essere riscaldati con tali impianti. La sostituzione di un impianto di riscaldamento a olio o a gas naturale implica l’adozione di un tetto per le emissioni di CO2. Se per tale motivo occorre installare una pompa di calore, i proprietari di case possono chiedere un contributo finanziario al fondo per il clima.
In linea di principio, a partire dal 2023 gli edifici nuovi non dovranno più produrre emissioni di CO2 da combustibili fossili. Questa norma è già diventata uno standard. Già oggi i sistemi di riscaldamento installati nei nuovi edifici sono quasi esclusivamente clima-compatibili.
Rispetto a un impianto nuovo a olio o a gas, i costi di investimento per sistemi di riscaldamento clima-compatibili sono in parte più elevati. Tuttavia, tenuto conto del loro intero ciclo di utilizzazione, i sistemi di riscaldamento clima-compatibili sono in genere ben più convenienti, soprattutto se si tiene conto dei loro costi energetici più bassi.
Sì. Secondo la legge revisionata, i proprietari di case potranno attingere ogni anno a stanziamenti pari a circa 450 milioni di franchi. Tale somma consentirà di sostenere gli investimenti in sistemi di riscaldamento privi di emissioni di CO2 o nell’isolamento degli edifici. Migliorare l’isolamento significa ridurre la dispersione energetica e, di conseguenza, i costi per il riscaldamento. I fondi saranno versati ai Cantoni, i quali li integreranno con fondi supplementari.
In questo caso ci si può rivolgere al fondo per il clima, il quale può garantire presso le banche a favore dei proprietari di case. Questa opportunità facilita il finanziamento di misure clima-compatibili ai proprietari che altrimenti avrebbero difficoltà ad accendere un mutuo bancario.
Gli edifici che sostituiscono i loro sistemi di riscaldamento a olio o a gas naturale con pompe di calore, stufe a legna, pannelli solari o impianti di teleriscaldamento riducono i costi del riscaldamento a carico dei loro inquilini. Uno studio mostra che soprattutto nei vecchi edifici il risanamento clima-compatibile e la sostituzione del tipo di riscaldamento possono comportare un calo dei costi complessivi a carico degli inquilini. In altri casi, le conseguenze per gli inquilini dell’adozione di misure clima-compatibili sono marginali. Gli investimenti possono in parte essere riversati sull’affitto, ma al contempo riducono anche i costi accessori. Se si fa un bilancio, i costi per gli inquilini difficilmente cambieranno.
I costi per una famiglia media
Con la revisione della legge, a fine decennio una famiglia media può veder aumentare i propri costi di 97 franchi all’anno. Tuttavia tale aumento si verifica soltanto se il suo consumo di olio da riscaldamento e di benzina rimane uguale. Se per esempio entro il 2030 viene migliorato l’isolamento della casa o la famiglia passa a un’auto più efficiente o a un veicolo elettrico, i costi supplementari diminuiscono. Se una famiglia non vola in vacanza in Europa più di una volta all’anno o riscalda senza emettere CO2, le. vengono restituiti più soldi di quanto non ne ha spesi.
Ultima modifica 29.03.2021