Ambiente e finanza si avvicinano

Editoriale di Marc Chardonnens, direttore dell’UFAM.

Marc Chardonnens
Marc Chardonnens, direttore dell'UFAM

I metodi di produzione e di consumo attuali degradano le risorse naturali a livello mondiale. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), il loro stato è drasticamente peggiorato nella maggior parte dei Paesi, tanto da aver superato i limiti di sopportabilità del pianeta. Le conseguenze sono lì da vedere: cambiamenti climatici, penuria d’acqua, perdita di biodiversità. Le necessità di intervento sono considerevoli, ma la transizione verso un’economia mondiale rispettosa delle risorse offre anche delle opportunità: per le innovazioni, grazie a nuovi modelli aziendali, per lo sviluppo e la commercializzazione di nuove tecnologie pulite («Cleantech») e per la realizzazione di infrastrutture sostenibili.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) stima che di qui al 2030 occorrerà investire in infrastrutture circa 5000 miliardi di dollari l’anno a livello globale. E altri 700 miliardi di dollari l’anno saranno necessari per rendere questi investimenti eco-efficienti. Ma investire nel futuro conviene: una volta costruite, le infrastrutture energetiche, stradali e ferroviarie, come pure gli impianti di approvvigionamento e di smaltimento delle acque, durano e interagiscono con l’ambiente per decenni. Il denaro necessario c’è e si trova sui mercati di capitali, ma deve essere fatto circolare in armonia con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. E in questo, il settore finanziario – con le decisioni in materia di finanziamento e d’investimento che prende ogni giorno – gioca un ruolo essenziale.

Alcune iniziative pionieristiche fatte in Svizzera nel settore della finanza sostenibile mostrano che la disponibilità di prodotti finanziari innovativi può dare un contributo positivo all’ambiente. Siamo però ancora lontani dalla meta, e il tempo stringe. Nel settore del clima sappiamo che l’attuale comportamento degli investitori svizzeri sostiene un riscaldamento compreso tra 4 e 6 gradi, quando invece l’obiettivo convenuto a livello internazionale è di massimo 2 gradi. Ma considerazioni analoghe vanno estese anche ad altre risorse ambientali come l'acqua e la biodiversità, se vogliamo far sì che in futuro i flussi finanziari siano in linea con gli obiettivi ambientali globali e nazionali.

La Confederazione sostiene gli sforzi che il settore finanziario sta compiendo in questo senso, fornendo in particolare competenze e dati ambientali. Insieme ad altri uffici federali, l’UFAM ha inoltre avviato già nel 2014 un dialogo sul tema con esperti del settore finanziario e dell’economia ed organizzazioni non governative. Le misure preconizzate nella pubblicazione «Proposals for a Roadmap towards a Sustainable Financial System in Switzerland» sono il frutto di questa proficua collaborazione. Il dibattito su sostenibilità e settore finanziario prosegue intanto sia in Svizzera che all’estero sulla spinta dell’accordo sul clima siglato a Parigi nel 2015 che chiede fra le altre cose di orientare i flussi finanziari verso obiettivi clima-sostenibili.

Attraverso i nostri depositi di risparmio in banca o le strategie di investimento degli enti previdenziali cui siamo affiliati – casse pensioni e AVS – tutti noi prendiamo parte al mondo finanziario. E anche le nostre decisioni individuali in materia di finanziamento e d’investimento incidono quindi sulle risorse naturali. Chiedere maggiore trasparenza circa gli indirizzi ecologici dei mercati è dunque nell’interesse di noi consumatori anche in termini di servizi finanziari.

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Ultima modifica 31.05.2017

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