Politica climatica internazionale: Protocollo di Kyoto

Nel 1997, la comunità internazionale ha stabilito nel Protocollo di Kyoto degli obiettivi vincolanti di riduzione per i Paesi industrializzati partecipanti. Il primo periodo di adempimento concerneva il periodo 2008-2012. Nel quadro del secondo periodo di adempimento, la Svizzera e numerosi altri Paesi si sono impegnati per la riduzione delle emissioni fino al 2020.

Dopo l'adozione della Convenzione sul clima a Rio de Janeiro nel 1992, è apparso subito evidente che le disposizioni di tale accordo erano troppo poco concrete e vincolanti per poter garantire una protezione del clima efficace a livello mondiale e coordinata sul piano internazionale.

Obiettivo: riduzione dei gas serra 

Per tale ragione nel 1997 è stato adottato un accordo aggiuntivo, il Protocollo di Kyoto, ratificato da 192 Stati. I Paesi industrializzati si impegnano a ridurre mediamente del 5,2 per cento rispetto al 1990 le loro emissioni di gas serra dal 2008 al 2012, il cosiddetto «primo periodo di adempimento».

L'obiettivo per la Svizzera, che corrisponde a quello fissato per l'Unione europea, è una riduzione media nel periodo 2008-2012 delle emissioni di gas serra dell'8 per cento rispetto al 1990.

Per i Paesi industrializzati, tale obiettivo implica un nuovo orientamento nel settore dell'approvvigionamento energetico. Ciò ha suscitato resistenze a livello economico e politico, che hanno reso necessari ulteriori negoziati. Un accordo sulla procedura da seguire per l'attuazione degli obiettivi del Protocollo di Kyoto è stato infine concluso a Marrakech nel 2001.

Il Protocollo entra in vigore 

Il Protocollo di Kyoto è entrato in vigore il 16 febbraio 2005 dopo essere stato ratificato da 55 Stati che, nel 1990, erano responsabili di almeno il 55 per cento delle emissioni di CO2 generate dai Paesi industrializzati (nel gennaio 2023 le ratifiche erano 192).

In Svizzera, le Camere federali avevano approvato la ratifica a grande maggioranza nella primavera del 2003. L'atto di ratifica è stato depositato presso l'ONU il 9 luglio 2003.

Secondo periodo di adempimento nel quadro del Protocollo di Kyoto 

Nel marzo 2005, i Ministri dell'Ambiente dell'UE hanno discusso gli obiettivi di protezione del clima per il primo periodo di impegno: hanno ritenuto che per i Paesi industrializzati sarebbe stato necessario ridurre le emissioni del 15-30% entro il 2020 e del 60-80% entro il 2050.

Alcuni mesi più tardi, durante la Conferenza sul clima svoltasi a Montreal sono state prese le prime decisioni sulla procedura da seguire per raggiungere gli obiettivi della Convenzione sul clima. Sono inoltre stati avviati dei negoziati su un secondo periodo di adempimento nel quadro del Protocollo di Kyoto.

Nel corso della Conferenza sul clima tenutasi a Bali nel 2007 è stato avviato un processo negoziale separato per la definizione dei principi e il consolidamento della Convenzione. Nel 2011 a Durban, in Sudafrica, è stato concretizzato ulteriormente il regime per il periodo 2013-2020 e aperto uno spiraglio per la politica climatica dopo il 2020, poiché è stato approvato un nuovo mandato per una convenzione applicata a tutti i Paesi. Tale convenzione dovrebbe venir approvata nel 2015 ed entrare in vigore nel 2020, l’Accordo di Parigi sul clima.

A Doha (Qatar) i seguenti Paesi hanno sottoscritto il secondo periodo di adempimento nel quadro del Protocollo di Kyoto: Australia, Unione europea, Croatia, Islanda, Principato del Liechtenstein, Principato di Monaco, Norvegia e Svizzera. L'emendamento di Doha entrerà in vigore quando sarà stato ratificato da 144 Stati. Grandi emettitori quali Cina, Stati Uniti, Russia, India, Giappone, Brasile, Canada, Messico, Indonesia, Corea del Sud e Sudafrica hanno rinunciato a obiettivi politici vincolanti di riduzione fino al 2020 secondo la Convenzione.

Il secondo periodo di impegno è stato esteso al 2020. Non è previsto un terzo periodo di impegno.

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Ultima modifica 24.04.2023

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