Prodotti biocidi: il dilemma del veleno per topi

La Svizzera collabora strettamente con i Paesi europei in materia di omologazione dei prodotti biocidi. Autorità, produttori e utilizzatori sono uniti da un obiettivo comune: ridurre al minimo i rischi per l’uomo e per l’ambiente.

Testo di Lukas Denzler

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Rebekka Baumgartner è appena tornata da Bruxelles, dove con colleghi provenienti da tutta Europa ha preso parte a un workshop sulla messa a punto di un software per l’omologazione dei biocidi e la valutazione dei loro rischi. La specialista in scienze ambientali lavora per la sezione Prodotti biocidi e fitosanitari dell’UFAM, il cui compito è valutare i prodotti biocidi sotto il profilo dei rischi che questi comportano per l’uomo e per l’ambiente.

Privati e professionisti utilizzano i prodotti biocidi per gli scopi più diversi, spesso per combattere organismi nocivi: «Che possono essere funghi, alghe, topi, formiche e altri insetti», spiega Rebekka Baumgartner. Sono impiegati sempre più spesso, stando all’esperta, anche nei pressi delle abitazioni, nei prodotti per pulire le facciate e nelle vernici per il legno, o su terrazze e panchine per tenere lontani scarafaggi e formiche.

Vietato improvvisare

Ma i biocidi usati per combattere topi e ratti non sono esenti da problemi. È vero: possono essere utilizzati solo quando le trappole per questi roditori si rivelano inefficaci, ma a differenza delle trappole, contengono sostanze altamente tossiche che si degradano molto difficilmente nell’ambiente. Se, quindi, dei gatti o delle volpi mangiano topi o ratti avvelenati oppure le esche stesse, ingeriranno anch’essi queste sostanze, rischiando a loro volta di morire. È per questo motivo che, in Svizzera, solo esperti appositamente formati sono autorizzati a utilizzare topicidi all’esterno.

I biocidi contro ragni e formiche sono invece accessibili anche ai privati, che li usano talvolta in modi assai insoliti. Due anni fa, i Cantoni hanno ad esempio constatato che alcuni di questi prodotti, classificati come pericolosi per l’ambiente, venivano spruzzati in grandi quantità sulle facciate delle case per uccidere i ragni, cosa che ha nel frattempo indotto l’UFAM a disporne delle restrizioni d’uso. In base a queste direttive, i prodotti biocidi possono continuare a essere utilizzati sulle facciate solo in maniera puntuale, ad esempio nelle fessure. I punti trattati non devono inoltre essere esposti alle intemperie per evitare che con l’acqua piovana possano confluire nei corsi d’acqua o nelle canalizzazioni.

Sono soggetti a restrizioni anche i prodotti anti-formiche, che essendo spesso insetticidi non specifici, possono nuocere anche ad api e altri insetti utili. Vanno pertanto impiegati solo all’entrata del formicaio o direttamente al suo interno. I punti trattati devono inoltre essere coperti in modo che le api non possano venirne a contatto. Questa non è che una delle misure elaborate dall’UFAM nel quadro della sua strategia di riduzione dei rischi dei prodotti chimici. Un’altra è quella volta a ridurre l’imballaggio dei prodotti per prevenire l’eliminazione inappropriata dei residui, anche se alla fine chi è responsabile dell’uso corretto dei biocidi è comunque il consumatore finale.

Cooperazione su scala europea

In materia di omologazione di prodotti biocidi la Svizzera coopera strettamente con l’Unione europea in base agli accordi bilaterali I. Un fabbricante può dunque scegliere in quale Paese europeo chiedere l’omologazione di un prodotto. Il Paese competente per la decisione di omologazione è dunque quello in cui è depositata la domanda, ma tutti gli altri Paesi ne sono informati e possono esprimersi sulla richiesta. L’elenco delle sostanze autorizzate si applica automaticamente a tutti i membri dell’UE, mentre le autorizzazioni nazionali devono prima essere trasmesse agli altri Paesi: un processo in cui la Svizzera è perfettamente equiparata agli altri Stati dell’Unione europea. Ogni anno le richieste d’omologazione di nuovi prodotti sono diverse centinaia e il loro esame non sarebbe possibile se non nel quadro di una collaborazione europea.

I servizi di valutazione di tutt’Europa esaminano per prima cosa i principi attivi contenuti nei prodotti biocidi. «I più problematici sono gli agenti cancerogeni o quelli difficilmente biodegradabili e dannosi per altri organismi viventi, che si accumulano nella catena alimentare», spiega Rebekka Baumgartner. I prodotti che contengono queste sostanze non sono autorizzati, ad eccezione del veleno per topi per cui non esiste attualmente alcuna alternativa adeguata. I prodotti in sé sono valutati in un secondo momento, specie sotto il profilo dei rischi legati ai singoli biocidi. Cosa significa dal punto di vista ambientale? Che un prodotto non sarà omologato se le concentrazioni di principi attivi previste nell’ambiente hanno effetti nocivi su degli organismi viventi. Sono inoltre omologati solo i prodotti che hanno un’efficacia provata per lo scopo previsto.

Appello all’autoresponsabilità

L’impiego di prodotti biocidi non è tuttavia mai esente da rischi. È dunque importante, sottolinea Christoph Moor, responsabile della sezione Prodotti biocidi e fitosanitari dell’UFAM, che siano utilizzati solo in caso di reale necessità. Che sia in ambito privato o professionale, gli utilizzatori sono pertanto sempre invitati a cercare di trovare delle alternative. E in assenza di soluzioni valide, a usare questi prodotti in modo responsabile e osservando rigorosamente le istruzioni d’uso: «In caso di infestazioni gravi e ricorrenti», precisa Christoph Moor, «raccomandiamo comunque di rivolgersi a un professionista del ramo.»

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Ultima modifica 28.11.2018

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