Consumo di farmaci
Determinati farmaci difficilmente degradabili finiscono di continuo nelle acque superficiali e ciò può provocare una contaminazione cronica degli organismi acquatici. In corsi d’acqua con una quota elevata di acque di scarico depurate può accadere che, per esempio, le trote siano danneggiate dal diclofenac, principio attivo comunemente usato come analgesico. Il consumo di farmaci fornisce dunque indicazioni sull’inquinamento delle acque da parte degli stessi farmaci.
Dalla metà degli anni Novanta, il consumo di farmaci non ha subìto cambiamenti notevoli. L’evoluzione del presente indicatore viene dunque valutata in modo neutro. Presumibilmente, tuttavia, lo sviluppo demografico (invecchiamento e aumento della popolazione) provocherà a lunga scadenza un incremento del consumo di farmaci.
Gli effetti dannosi sulle acque possono essere ridotti in misura sostanziale mediante la riorganizzazione degli impianti comunali di depurazione delle acque (IDA). Con l’introduzione di ulteriori fasi di depurazione si possono eliminare molti elementi organici in tracce. Riorganizzando un centinaio dei 700 IDA esistenti in Svizzera si potrebbe dunque migliorare in misura considerevole la qualità delle acque. Inoltre, le sostanze problematiche dal punto di vista ambientale dovrebbero essere sostituite da alternative più ecologiche. Un altro approccio consiste nel tener maggiormente conto della valutazione dell’impatto ambientale nell’omologazione delle sostanze prevista dalla legge.
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In alternativa al consumo di farmaci vengono prese in considerazione tre sostanze biologicamente attive: la carbamazepina (un antiepilettico), il diclofenac e il sulfametoxazolo (un antibiotico). Grazie a un’inchiesta esaustiva svolta nel 2006 presso i grossisti di farmaci, sono stati rilevati tutti i dati concernenti le vendite e le fatturazioni di specialità farmaceutiche a farmacie, studi medici e drogherie. Nel 2010 sono stati rilevati nuovi dati sul consumo annuo di farmaci.
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