I ruscelli pieni di vita sono più resistenti

I corsi d’acqua seminaturali sono meglio preparati per affrontare i cambiamenti climatici. Non da ultimo grazie alla fascia d’ombra generata dalla vegetazione riparia.

Testo: Hansjakob Baumgartner

La Worble a Ittigen (BE): l’ombra della vegetazione riparia raffredda l’acqua.
© Bild: Markus Thommen | BAFU

Le acque sono gli hotspot della biodiversità nel nostro Paese. In acqua o in prossimità dell’acqua vive infatti oltre la metà delle specie di piante e animali indigene. Il gruppo ecologico più ricco di specie è al contempo il più minacciato. Il 58 per cento delle nostre specie di pesci è più o meno minacciato in modo acuto. Tricotteri, efemerotteri e plecotteri, che trascorrono il loro stadio larvale in acqua, nonché i gasteropodi acquatici e bivalvi sono minacciati in misura del 40–50 per cento. E quasi i tre quinti delle piante che vivono nelle acque o sulle loro sponde sono inseriti nella Liste rosse. Il mutamento climatico è solo una delle cause di questa miseria, ma la sua importanza è in aumento, poiché la temperatura è un fattore decisivo per la vita. Per ciascuna specie vi è un determinato intervallo all’interno del quale è competitiva, ma se il termometro sale, le sue possibilità diminuiscono.

Attualmente sono in questa situazione molte specie in numerosi corsi d’acqua. Tra il 1979 e il 2018, le temperature medie di 52 fiumi svizzeri sono aumentate mediamente di 0,33 °C ogni decennio. L’aumento è stato ancora maggiore in estate, con 0,58 °C per decennio. Il 2018 è stato l’anno dei molti record. Il Reno a valle del lago di Costanza, la Linmat presso Baden, la Thur presso Andelfingen e il Rodano al deflusso dal Lago Lemano hanno superato nettamente i 25 °C, e questa tendenza è destinata a continuare. Anche con un’efficace protezione del clima, le temperature annue medie dei corsi d’acqua nell’Altipiano potrebbero aumentare di ulteriori 0,85 °C entro il 2050.

I cambiamenti climatici si ripercuotono sui regimi di deflusso. Poiché le precipitazioni aumentano in inverno, con più pioggia e meno neve, in questo periodo dell’anno i fiumi trasportano tendenzialmente più acqua. Le estati saranno più secche, con il risultato che molti ruscelli si trasformeranno in rigagnoli o si prosciugheranno completamente in alcuni periodi.

A qualcuno piace freddo

Tutto questo provocherà un cambiamento radicale dell’assetto delle specie che vivono nei corsi d’acqua, ad iniziare dalle sorgenti, che sono l’habitat di una miriade di piccoli animali specializzati ed estremamente interessanti. Poiché nell’Altipiano sono stati in larga parte captati per l’approvvigionamento di acqua potabile, i biotopi da sorgente intatti esistono ancora solo nelle Alpi. Ma anche questi si riscalderanno e alcune sorgenti alpine si prosciugheranno temporaneamente in estate. Quali saranno le conseguenze per la fauna che li popola? A questa domanda ha cercato di rispondere un progetto di ricerca svolto su incarico dell’UFAM. Risultato: delle 126 specie di efemerotteri, tricotteri e plecotteri globalmente presenti nelle sorgenti alpine svizzere, 86 sono minacciate dal cambiamento climatico e 27 specie sono specialiste estreme del freddo. A valle delle sorgenti inizia la regione delle trote. Questo pesce caratteristico delle correnti rapide dei corsi superiori predilige temperature intorno a 13 °C. A partire da 20°C mostra sintomi di stress e sopra i 25°C sopravvive solo per breve tempo.

Un importante fattore di mortalità è costituito dal parassita che provoca la malattia renale proliferativa (proliferative kidney disease, PKD). Questo parassita è ampiamente diffuso tra le locali popolazioni di trote di fiume. Nei pesci che ne sono colpiti, i reni si ingrossano e la loro funzionalità è limitata. Questa situazione è fatale in particolare nelle acque più calde, poiché si verifica un aumento del metabolismo e i reni sono costretti a un lavoro maggiore come organi escretori.

Se le temperature superano i 15 °C per un periodo da 2 a 4 settimane, può scoppiare un’epizoozia, che provoca la morte di oltre l’80 per cento dei pesci. Queste situazioni caratterizzate da temperature critiche sono sempre più frequenti e interessano un numero crescente di corsi d’acqua.

Specie acquatiche nella morsa del caldo

La trota di fiume può almeno ritirarsi ancora nei freschi ruscelli di montagna, ma non il temolo, che vive nella sezione intermedia dei fiumi, dove la corrente non è più così impetuosa. Nella torrida estate del 2003 le popolazioni di temoli nel Reno a valle del lago di Costanza calarono drasticamente fino a raggiungere il 3 per cento del numero di esemplari presenti in precedenza. C'è da temere che questa specie scomparirà completamente dalla Svizzera.

Anche altri pesci e numerosi animali acquatici invertebrati rischiano di soccombere se la acque in cui vivono si riscaldano troppo. L’aumento delle temperature è il principale fattore di rischio per molte specie inserite nelle Liste rosse. Ma i cambiamenti climatici non risparmiano neanche gli organismi che non dipendono particolarmente dalle acque fresche. Ad esempio il gamberetto d’acqua dolce (Gammarus pulex), che vive principalmente nei ruscelli dei bassopiani e dal punto di vista ecologico ha un ruolo importante in questi habitat, poiché decompone le foglie cadute in acqua dalle latifoglie vicine alle rive. Questi piccoli granchi sminuzzano le foglie, le digeriscono e rendono i loro nutrienti disponibili per gli organismi acquatici.

Come molti altri invertebrati acquatici, gli anfipodi soffrono per la presenza di pesticidi nelle acque, e la sofferenza cresce con l’aumento della temperatura. Alcune indagini svolte nei ruscelli della Germania settentrionale hanno dimostrato che con l’aumento delle temperature delle acque aumenta in modo marcato la sensibilità di questi animaletti nei confronti di dette sostanze tossiche. Ciò dimostra inoltre che in prospettiva del riscaldamento globale occorre ridurre drasticamente anche le immissioni di pesticidi e che diventa sempre più importante potenziare la rete di impianti di depurazione delle acque.

Una misura di adattamento

«Una rivitalizzazione dei ruscelli e dei fiumi canalizzati potrebbe attenuare gli effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi acquatici», afferma Markus Thommen, della sezione Gestione del paesaggio dell’UFAM. Nei ruscelli prossimi allo stato naturale le specie acquatiche che prediligono le acque fredde hanno migliori probabilità di sopravvivere alle future ondate di calore. Infatti, dove regna una diversità strutturale si trovano sempre anche nicchie più fresche, ad esempio negli avvallamenti, nei luoghi in cui affluisce acqua fredda o all’ombra di cespugli e alberi i cui rami sporgono sopra le acque. Già nel 2011, con la revisione della legge sulla protezione delle acque, è stato lanciato un programma di lungo termine per la rivitalizzazione dei ruscelli e dei fiumi in Svizzera. Il programma prevede di rivitalizzare entro la fine di questo secolo 4000 chilometri di corsi d’acqua lontani dallo stato naturale.

I corsi d’acqua vitali sono anche più resilienti nei confronti di eventi estremi. Se i corsi d’acqua sono ben collegati tra loro e sono stati eliminati tutti gli ostacoli alla migrazione, quando uno di essi diventa molto caldo, con scarso flusso idrico e con vari tratti asciutti, i suoi abitanti possono rifugiarsi nei tratti meno colpiti o negli affluenti e poi tornare nel corso d’acqua di origine quando la situazione torna normale. Il risanamento degli ostacoli alla migrazione presso le centrali idroelettriche diventa sempre più importante con il persistere dei cambiamenti climatici.

Ombra rinfrescante

Una caratteristica dei ruscelli prossimi allo stato naturale è una rigogliosa vegetazione riparia. La sua ombra ha un notevole effetto rinfrescante sulle acque. Questo è quanto è emerso da uno studio svolto nell’Inghilterra meridionale, nell’ambito del quale sono state misurate le temperature dell’acqua in tratti coperti da vegetazione e tratti privi di vegetazione di due ruscelli. Nell’estate più calda esaminata, in quattro punti di misurazione situati nei tratti senza boscaglia le temperature hanno superato per oltre 40 giorni il limite potenzialmente fatale per le trote di fiume, mentre nei tratti ombreggiati ciò si è verificato solo in un punto e solo per due giorni. È bastato già un rado tetto di foglie con un ombreggiamento del 20-40 per cento per evitare una moria di trote. 

«L’ombreggiamento come possibilità di ridurre il riscaldamento diventerà sempre più importante in futuro, ad esempio in occasione di rivitalizzazioni o in aree selezionate e in particolare per i corsi d’acqua più piccoli», prevede Thilo Herold, che si occupa del tema della temperatura dell’acqua nella divisione Idrologia dell’UFAM. Che siano necessari altri interventi è dimostrato da uno studio svolto nel Cantone di Argovia, dal quale è emerso che circa 480 chilometri di ruscelli e fiumi sono troppo poco ombreggiati e che su oltre il 70 per cento di questi tratti la situazione potrebbe migliorare piantando alberi e cespugli.

Carte dei popolamenti e carte del calore

Attualmente l’UFAM sta allestendo sulla base del Sistema d’informazione geografica (SIG) una carta nazionale dei popolamenti dei nostri ruscelli e fiumi. Inoltre verrà elaborata una specie di carta delle temperature dei corsi d’acqua. A tale scopo i corsi d’acqua verranno sorvolati con droni in grado di misurare le temperature dell’acqua dall’alto con un’elevata precisione. In questo modo è possibile, ad esempio, localizzare zone fredde o afflussi di acqua fredda e riprodurre in modo abbastanza realistico il mosaico di temperature complesso e dinamico. «A complemento della carta dei popolamenti, la carta delle temperature ci indica dove, con l’aiuto di una piantumazione delle rive, è particolarmente opportuno collegare tra loro i rifugi freschi ancora esistenti o stabilire il loro sviluppo futuro», spiega Thilo Herold dell’UFAM. Questo metodo viene attualmente testato nell’ambito di un progetto pilota nel tratto superiore della Emme (BE). Il mutamento climatico causerà cambiamenti anche negli ecosistemi dei corsi d’acqua. Questo fenomeno non si può evitare, ma le acque naturali saranno in grado di adattarsi al cambiamento climatico meglio dei corsi d’acqua inquinati da sostanze chimiche o fortemente canalizzati.

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Ultima modifica 25.11.2020

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