Oro: «Affinché l’oro torni a brillare»

Giovani al lavoro in una miniera d’oro nel Burkina Faso.
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La Svizzera, con circa due terzi di oro estratto nel mondo e commercializzato dalle sue aziende, rappresenta per il mercato globale dell’oro il principale punto di contatto. Ciononostante, in molti casi l’estrazione del metallo nobile porta con sé problemi di natura sociale ed ecologica. Interi villaggi vengono trasferiti, i minatori, tra cui anche bambini, lavorano sottoterra sette giorni su sette, per la separazione dell’oro si ricorre di frequente al mercurio, un metallo altamente tossico. I vapori di mercurio si diffondono spesso nell’aria, nel suolo e nelle acque senza essere filtrati, causando così danni alla salute dell’uomo, degli animali e delle piante.

La Segreteria di Stato dell’economia (SECO), insieme ai rappresentanti del settore, nel 2013 ha lanciato l’iniziativa Better Gold Initiative (BGI) allo scopo di porre rimedio a questa situazione riducendo la povertà e migliorando le condizioni sociali ed ecologiche nelle miniere di piccole e medie dimensioni. L’Amministrazione federale, nel quadro dell’iniziativa BGI e di altri progetti, sostiene l’attuazione della Convenzione di Minamata, un accordo legalmente vincolante per combattere su scala globale i pericoli derivanti dall’impiego del mercurio e dei suoi composti. La Svizzera, che ha avuto un ruolo centrale nell’elaborazione della Convenzione con sede a Ginevra, l’ha ratificata nel 2016.

Secondo Dario Grünenfelder, Senior Manager Sustainable Markets presso il WWF, questi sforzi spesso non vanno nella giusta direzione. Anche l’uso di oro riciclato può essere d’aiuto. Vi sono inoltre marchi come il «Fairtrade» di Max Havelaar o il «Fairmined», che si impegnano a favore di una fornitura di oro tracciabile e sostenibile sia dal punto di vista sociale che ecologico. Attualmente, però, soltanto poche centinaia di chilogrammi di oro hanno ricevuto questo riconoscimento, nonostante nelle raffinerie svizzere arrivino circa 2500 tonnellate di oro grezzo all’anno. La conclusione di Grünfelder: «Resta ancora molto da fare – per l’amministrazione e i gruppi».

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Ultima modifica 04.03.2020

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