Primi negoziati formali con l’UE per collegare i sistemi per lo scambio di quote di emissioni
Berna, 09.03.2011 - L’8 marzo 2011 la Svizzera e l’Unione europea hanno avviato negoziati in vista di un collegamento dei loro sistemi di scambio per i diritti di emissione di CO2. Un accordo scritto sul riconoscimento reciproco dei diritti di emissione permetterebbe alle imprese svizzere di avere accesso al mercato europeo delle emissioni – nettamente più importante e con maggiori liquidità – e di godere quindi di una più elevata flessibilità per il raggiungimento dei loro obiettivi di emissione.
Il Protocollo di Kyoto consente ai Paesi industrializzati solo un'emissione limitata di gas serra dannosi per il clima. A tale scopo, detti Paesi ricevono dall'ONU dei diritti di emissione. Tra il 2008 e il 2012, ad esempio, la Svizzera può ancora emettere in media 48 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, ovvero l'8 per cento in meno rispetto al 1990, anno di riferimento. In base al Protocollo di Kyoto tali diritti di emissione possono essere scambiati. Nel quadro dei sistemi nazionali per lo scambio di quote di emissioni una parte dei diritti viene concessa a imprese con un obiettivo di limitazione, affinché la riduzione dei gas serra avvenga dove i costi sono più contenuti.
Sia la Svizzera che l'UE gestiscono un proprio sistema di scambio per i diritti di emissione. In considerazione delle strette relazioni economiche, entrambe nutrono interesse per un collegamento dei loro sistemi per lo scambio di quote di emissioni (ETS). Il Consiglio federale e il Consiglio dei Ministri dell'UE hanno conferito i relativi mandati negoziali. Le prime tornate di negoziati formali, che si sono svolte l'8 marzo 2011 a Bruxelles, sono state precedute da colloqui esplorativi avviati nel 2008.
In occasione della prima tornata di negoziati si è constatato che un futuro accordo dovrà comprendere sia l'ambito delle emissioni di CO2 degli impianti fissi (p. es. fabbriche) che quelle generate dal trasporto aereo.
La delegazione dell'UE è presieduta da Jos Delbeke, direttore generale della Direzione generale Clima della Commissione europea. La delegazione svizzera è guidata da Bruno Oberle, direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente.
L'accordo sul riconoscimento reciproco dei diritti di emissione dovrà abbattere le frontiere di mercato tra l'ETS svizzero e quello dell'UE. Per la Svizzera questo significherebbe che le imprese nazionali avrebbero accesso al mercato europeo delle emissioni - nettamente più importante e con maggiori liquidità - e godrebbero quindi di una più elevata flessibilità per il raggiungimento dei loro obiettivi di emissione.
Il Consiglio federale propone di adeguare l'attuale sistema svizzero per lo scambio di quote di emissioni nel quadro della revisione totale della legge sul CO2 attualmente in discussione, in modo da garantire un'alta compatibilità con l'ETS dell'UE. In tal modo si creerebbero i presupposti per un collegamento proficuo.
Al centro della prima tornata di negoziati vi è stato uno scambio riguardo agli sviluppi in corso in Svizzera e nell'UE nell'ambito dello scambio di quote di emissioni. Si è inoltre parlato dei casi di frode e degli attacchi informatici a diversi registri dello scambio di quote di emissioni.
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