Un circolo virtuoso

Editoriale di Katrin Schneeberger, direttrice dell'UFAM.

Katrin Schneeberger, direttrice dell'UFAM

Il fenomeno lo si osserva un po' ovunque intorno a noi. Pensiamo ad esempio agli adolescenti che hanno deciso di portare esclusivamente abiti di seconda mano scelti con cura. Oppure alle nuove panetterie che vendono a prezzo ridotto anche il pane del giorno prima. O ai giovani genitori che regalano i vestiti del loro figlio ormai cresciuto.

Ma qual è il denominatore comune di questi esempi? La volontà di valorizzare quanto esiste già, di risparmiare le risorse o di ridurre la quantità di rifiuti. Questi gesti possono essere motivati da una preoccupazione ambientale, anche se, a volte, si tratta di una semplice misura dettata dal buon senso o di un adattamento alla domanda del mercato. Sono tutti esempi della cosiddetta economia circolare.

Un fenomeno che nasce dal basso e che deriva da un cambiamento spontaneo dei comportamenti. Possiamo scommettere, senza troppi rischi, che questo movimento non si fermerà: un numero sempre maggiore di consumatori vuole spendere meglio il proprio denaro, sprecare meno e puntare sulla durata dei prodotti. Lo Stato può e deve creare le condizioni quadro necessarie a tale scopo.

Questa evoluzione rappresenta un'ottima opportunità per le menti ingegnose. Si tratta di inventare nuovi modelli economici per aumentare la durata di vita dei prodotti, promuovere l'ecodesign, incoraggiare la riparazione e il riutilizzo, sviluppare piattaforme di condivisione, rinnovare i prodotti esistenti: tutte misure razionali che soddisfano le richieste dei nuovi consumatori. Inoltre, queste misure hanno spesso il pregio di migliorare la qualità di vita, come illustra il nostro dossier. Benvenuti nell'economia circolare, un modello che consente ai consumatori di entrare in un circolo virtuoso!

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Ultima modifica 15.03.2023

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